Cerca nel portale

Regioni

Regione Valle D'Aosta Regione  Piemonte Regione Lombardia Regione  Trentino Alto Adige Regione Veneto Regione  Liguria Regione Emilia Romagna Regione Toscana Regione Umbria Regione Marche Regione Lazio Regione  Abruzzo Regione  Basilicata Regione Campania Regione Molise Regione Puglia Regione Calabria Regione Sicilia Regione Friuli Venezia Giulia Regione Sardegna

AREA SOCI

Afghanistan, l'Italia conferma il suo impegno a fianco di Kabul

Attenzione: apre in una nuova finestra. StampaEmail

Fonte: Il Velino

La direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina nelle prossime settimane firmerà  a Kabul un accordo con il governo afgano legato allo sviluppo all'agricoltura. àˆ solo l'ultima delle iniziative che il nostro paese ha avviato nei confronti di quello asiatico allo scopo di sostenere settori chiave come lo sviluppo, la governance, la salute, l'istruzione e la giustizia. Recentemente, era stato inaugurato in Italia corso di formazione per 18 giovani afgani, di cui 16 diplomatici e due funzionari della Civil service commission (Csc), al quale partecipano anche diverse donne. àˆ un'iniziativa organizzata dalla Farnesina, in collaborazione con la Scuola superiore per la pubblica amministrazione e l'ambasciata americana a Roma, e finanziata dalla Dgcs. Il corso dura otto settimane: è cominciato il 19 ottobre e si concluderà  il 15 dicembre. L'iniziativa si inserisce nel quadro delle attività  del nostro paese, di rafforzamento del sistema giudiziario del paese asiatico. A richiederle è stato lo stesso capo della diplomazia di Kabul, Zalmay Rassoul, che ha espressamente auspicato l'assistenza italiana per il rafforzamento delle istituzioni afgane. Il corso prevede lezioni e tavole rotonde sui temi dell'attualità  internazionale e diplomatica, del sistema internazionale, dell'integrazione regionale (sull'esempio dell'Unione europea), del modello italiano nei suoi vari aspetti politici, economici e culturali. Una componente dell'iniziativa, inoltre, verrà  svolta presso l'Istituto diplomatico e sarà  dedicata all'illustrazione, teorica e pratica, sul funzionamento di un moderno ministero degli Esteri.

Prosegue comunque l'impegno dell'Italia per la ricostruzione istituzionale dell'Afghanistan, anche in altri settori, primi tra tutti quelli della governance a Herat, del rule of law e della tutela dei diritti fondamentali degli individui. Sulla giustizia in particolare, il nostro paese ha avviato una serie di iniziative specifiche in tutte le branche del settore. La prima è l'istituzione dell'Independent legal training center, scuola di alta formazione giuridica per procuratori, avvocati e giuristi del ministero della Giustizia. L'istituto, edificato e assistito con fondi italiani si propone di formare una nuova classe di giovani magistrati e giuristi, consapevole dei principi internazionalmente accettati, leale allo spirito della legge e sensibile ai diritti di tutti gli individui. La seconda, è il master di alta formazione giuridica comparativa (diritto europeo ed islamico) per giudici, procuratori, professori universitari e giuristi del ministero afgano. Concepito dalla Farnesina, sarà  attuato nei prossimi mesi (per la durata di un anno) dalle Università  di Roma Tor Vergata e quella per Stranieri di Perugia. Comprende stage presso le istituzioni giudiziarie italiane. La terza è un programma di formazione specialistica per magistrati e giuristi del ministero, a Kabul ed Herat: si svolge attraverso una combinazione di esperti internazionali ed afgani previamente formati a loro volta, e si dirige alla pratica delle investigazioni, del processo, e della difesa in giudizio. La quarta è il sostegno alla €œAfghan Bar Association€, associazione di categoria degli avvocati: si svolge con il contributo del Consiglio nazionale dell'ordine Forense italiano, guidato dal professor Guido Alpa e dall'avvocato Aldo Bulgarelli, e si propone di rafforzare i diritti di difesa spesso violati nel paese.

La quinta è la prosecuzione del sostegno alle Organizzazioni non governative (Ong) che forniscono assistenza legale alle categorie deboli, prevalentemente donne e minori. Questa collaborazione, peraltro, ha già  dato prova di ottimi risultati. Infatti, fra le persone difese c'è lo studente Kambaksh, il cui caso balzಠsu tutti i media e la cui condanna a morte in primo grado fu ridotta grazie all'assistenza legale fornita da una Ong con fondi italiani. Inoltre, Kambaksh è stato recentemente rilasciato su decreto presidenziale, grazie all'opera politica nei confronti del governo Karzai svolta dalla Farnesina. La sesta iniziativa messa in campo dal nostro paese è il sostegno alle giuriste donne. In particolare a coloro che svolgono la professione di magistrato, attraverso il Consiglio superiore della magistratura (Csm), Comitato per le Pari opportunità . In questo ambito viene sostenuta con particolare enfasi la Procura generale di Herat, unica in Afghanistan a essere guidata da una donna, sottoposta nel recente passato a gravissime intimidazioni.

Le ultime due iniziative sono da una parte la costituzione presso la Procura generale afgana di un'unità  specializzata per le indagini sui delitti violenti contro le donne - diretta da un procuratore donna €“ e la partecipazione alla redazione di una legge speciale in materia; dall'altra la contribuzione alla riforma del codice di procedura penale per il rafforzamento dei diritti fondamentali degli individui, attraverso partecipazione ai gruppi di lavoro e all'Isisc, l'Istituto superiore di scienze criminali, che organizzerà  un convegno di esperti afgani e internazionali. L'Italia ha assunto ufficialmente il ruolo di lead nation per il settore giudiziario alla Conferenza dei donatori di Tokyo del 2002, nel quadro della ripartizione internazionale dei compiti per il sostegno all'institution building afgano. Inoltre, con il Compact approvato a Londra nel febbraio 2006 è stato superato l'approccio di €œlead nation€ ed è stato introdotto il principio di €œAfghan ownership€. A questo proposito, il nostro paese ha mantenuto il coordinamento del settore giudiziario quale key partner e, nel luglio 2007, ha promosso un'importante Conferenza sullo Stato di diritto in Afghanistan che ha rappresentato un momento di svolta di cruciale il paese, il suo institution building e il settore giudiziario.

In quella sede è stato riconosciuto che prima precondizione per la stabilità  ed il progresso è l'affermazione di assetti istituzionali fondati sulla supremazia della legge, sulla democrazia sostanziale e sull'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, dunque il funzionamento leale ed effettivo delle istituzioni giudiziarie. Principale seguito della Conferenza di Roma è stata l'approvazione dal governo afgano di un Programma nazionale (National justice programme - Njp), che pone la strategia di fondo nel settore, e di un Afghanistan reconstruction trust fund/Justice (Artf), un fondo fiduciario dedicato che prevede tappe di attuazione del programma sulla base delle contribuzioni internazionali. All'Italia, che della prima fase del fondo è stata il principale contributore, viene riconosciuta dalla comunità  internazionale il merito di questa svolta in direzione della piena responsabilità  afgana.

Ma le difficili condizioni sociali, politiche e di sicurezza rendono la costruzione della funzione giudiziaria obiettivo necessariamente a lungo termine, denso di ostacoli: l'assenza nel paese dopo decenni di conflitto di adeguate strutture e capitale umano; la difficile conciliazione di eterogenee tradizioni culturali e giuridiche islamiche con i principi del costituzionalismo e dello stato di diritto accettati internazionalmente e la protezione dei diritti fondamentali di tutti gli individui; il tenace conservatorismo della magistratura, incline ad applicare la propria personale interpretazione della Shariah, piuttosto che il diritto positivo vigente; la difficile relazione fra istituzioni centrali e governo locale; la vasta corruzione e l'abuso delle funzioni pubbliche ripetutamente denunciate dagli organismi internazionali a Kabul e dalla stampa internazionale. L'attuazione del Programma per la Giustizia ha sofferto di un certo ritardo iniziale dovuto alla limitata efficienza delle istituzioni afgane e soprattutto alla difficile interazione fra i diversi soggetti afgani coinvolti.

In questo contesto l'Italia svolge un ruolo di costante propulsione e verifica dello stato della riforma giudiziaria; intrattiene un costante, produttivo dialogo con il ministro della Giustizia, il Procuratore generale, la Corte suprema, le articolazioni dell'Unione europea, le Nazioni Unite e i partner internazionali; ha realizzato infrastrutture di riabilitazione per donne e minori; ha contribuito a parti fondamentali della legislazione; partecipa attivamente ai vari strumenti di coordinamento fra donatori e istituzioni afgane ed ai gruppi tecnici di lavoro dedicati al diritto penale, ai rapporti fra procura e polizia, al diritto minorile. Esegue una pluralità  di attività  studiate per la potenzialità  di impatto e calibrate per la situazione in costante evoluzione, sia sul canale bilaterale sia su quello multilaterale. Fra le ultime iniziative hanno carattere particolare quelle affidate ad Idlo che agisce in Afghanistan sulla base di un minuzioso programma stilato dalla Dgcs e dalla direzione generale per l'Asia e l'Oceania (Dgao) sulla base delle priorità  politiche.