CO[OPERA]. Gentiloni, cooperazione "elemento fondamentale", Spanu "reciproca utilità "

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"L'attività  di cooperazione è elemento fondamentale di relazioni internazionali basate su dialogo, libero commercio, rapporti multilaterali: questo è il mondo che l'Italia vuole, e che non vogliamo farci scippare dal ritorno dei nazionalismi e da chiusure all'interno delle singole frontiere", cosଠil presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, a chiusura della conferenza nazionale Coopera. "Noi aiutiamo - ha continuato Gentiloni - e moltiplichiamo gli aiuti e all'Africa e ai continenti che hanno bisogno di aiuto. Il tessuto di cooperazione, le relazioni tra persone di diversi paesi e continenti la presenza di imprese, l'attività  di cooperazione è una componente fondamentale delle relazioni internazionali basate su stabilità , dialogo, libero commercio, rapporti multilaterali. Questo è il mondo che non vogliamo farci scippare dal ritorno di nazionalismo, protezionismo e chiusure all'interno di singole frontiere".

 

Lo ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni intervenendo alla Conferenza nazionale della Cooperazione allo Sviluppo. "Siamo orgogliosi del fatto che l'Italia che era fanalino di coda (per i contributi alla cooperazione, ndr) oggi risulta essere il quarto paese donatore nel G7 - ha sottolineato il premier -. Si deve e si puಠfare ancora di pià¹". Secondo il premier "da questo lavoro, da questa attività  di volontariato nella cooperazione allo sviluppo non dipendono solo progetti pilota, è uno degli elementi fondamentali del meccanismo di cooperazione e sicurezza di cui oggi abbiamo bisogno nel mondo. Viviamo in un contesto internazionale nel quale, all'ombra di risultati economici positivi e incoraggianti, in quasi tutte le aree economiche del mondo, si nascondo fenomeni di ingiustizia sociale, povertà , disuguaglianze aumentate soprattutto nei paesi ricchi e rischi geopolitici di instabilità , situazioni critiche. Qualcuno in casa nostra usa spesso una espressione che a me non piace: aiutiamoli in casa loro: è molto spesso un atteggiamento di chiusura per risolvere i problemi dell'immigrazione. Non è questa l'impostazione di un grande Paese come l'Italia. Noi - ha detto Gentiloni - aiutiamo e dobbiamo moltiplicare l'aiuto all'Africa e ai Paesi che hanno bisogno. Se non promettiamo miracoli, bacchette magiche, la costruzione di muri, possiamo impegnarci per contribuire allo sviluppo dei Paesi dell'Africa e dei Paesi emergenti. Ci vorranno anni, decenni per cambiare le condizioni dei Paesi africani. Quando parliamo di flussi migratori dobbiamo essere consapevoli della necessità  di un impegno straordinario nel trasformare flussi gestiti da network criminali in flussi regolari. C'è bisogno di una immigrazione controllata", ha sottolineato il premier, "l'Italia e' orgogliosa dei risultati ottenuti". "Abbiamo raddoppiato le risorse a disposizione per la cooperazione allo sviluppo", la rivendicazione del presidente del Consiglio che ha ribadito la necessità  di "costruire un tessuto sociale" dei Paesi africani affinché non dipendano "dai Paesi pi๠ricchi".

 

Il side event di mercoledଠsulla cooperazione è stato aperto dalla presentazione dei dati sulla cooperazione decentrata dell'ultimo triennio raccolti da OICS €“ Osservatorio Interregionale sulla Cooperazione allo Sviluppo.

 

€œLa Sardegna, che coordina la commissione Cooperazione Internazionale all'interno della Conferenza delle Regioni, è impegnata con progetti e concrete attività  sul campo per contribuire allo sviluppo dei paesi africani da cui partono i flussi migratori. àˆ una scelta politica ben precisa che ci consente di affrontare alla radice le cause che inducono molti giovani a lasciare i luoghi di partire nella speranza di trovare condizioni di vita migliori in altri contesti geografici€. Lo ha detto l'assessore degli Affari Generali Filippo Spanu nell'incontro promosso dalla Regione nell'ambito della Conferenza nazionale sulla Cooperazione allo Sviluppo che si è conclusa il 25 gennaio a Roma. L'assessore, nel sottolineare il ruolo del sistema delle Regioni e delle Province autonome nella nuova cooperazione internazionale italiana, ha richiamato le esperienze della Sardegna in Tunisia e in Senegal dove sono stati avviati proficui rapporti di collaborazione con vantaggi concreti per entrambe le parti.

 

€œGuardiamo alla sponda sud del Mediterraneo e all'Africa subsahariana per creare momenti di scambio e confronto di reciproca utilità . In Tunisia abbiamo avviato un progetto di cooperazione con la regione di Jendouba, un tassello degli accordi di partenariato promossi dalle regioni italiane, coordinate dalla Sardegna e guidate, nel 2016, dal Presidente Pigliaru nella missione in Tunisia. Con il Senegal abbiamo stretto un accordo che riguardo nello specifico la regione di Matam con l'intento di consolidare il suo sviluppo con interventi di sostegno nel campo ambientale e nell'ambito agricolo. Nei prossimi giorni i tecnici dell'Agenzia Forestas opereranno di nuovo in questa regione del Senegal per trasmettere informazioni e conoscenze tecniche a imprenditori, allevatori e agricoltori.

 

Inoltre, la Regione Sardegna è Autorità  di Gestione nell'ambito del Programma ENI CBC MED che coinvolge 13 paesi del bacino del Mediterraneo€. Sul progetto che unisce Sardegna e Senegal si è soffermato anche il ministro senegalese dello Sviluppo e Pianificazione che con l'assessore Spanu ha sottoscritto, lo scorso mese, nel villaggio di Dabia, l'intesa che ha formalizzato i rapporti di collaborazione.

 

All'incontro sono inoltre intervenuti la vice presidente della Toscana Monica Barni, le assessore Serena Angioli (Campania), Monica Cerruti (Piemonte) e Sara Ferrari (Provincia autonoma di Trento), la deputata Paola Pinna, il vice-direttore alla Farnesina della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo Luca Maestripieri, Paolo Dieci in rappresentanza delle ONG e, in collegamento video da Bruxelles, Anna Lixi, della Direzione Generale Sviluppo della Commissione Europea.

 

Secondo l'assessora alla Cooperazione decentrata della Regione Piemonte, Monica Cerutti, è emersa nei tavoli specifici la necessità  di collegare strettamente tra loro le politiche di cooperazione e quelle per l'immigrazione. Una relazione che permette di mettere al centro le persone anche su un tema tanto discusso che spesso vede contrapposto chi assume la complessità  della questione a chi rincorre le paure in modo assolutamente impersonale. Le politiche di cooperazione mettono in contatto le comunità  del nord con quelle del sud del mondo, istituzioni e società  civile. Un modo, secondo l'assessora alla Cooperazione decentrata della Regione Piemonte, utile a costruire legami e superare le diffidenze. La cooperazione intesa dunque come uno degli strumenti per costruire quella contro narrazione necessaria per far comprendere il vero volto delle migrazioni.

 

Per l'assessora alla Cooperazione decentrata della Regione Piemonte un ruolo importante lo devono svolgere le diaspore, in particolare persone che sono state in Italia e che poi hanno deciso di tornare nel loro Paese per diventare agenti di cambiamento o che sono sul territorio italiano e operano in stretta relazione con le loro comunità .

 

L'assessora alla Cooperazione decentrata della Regione Piemonte ha poi ribadito come sostegno allo sviluppo delle realtà  locali e diffusione di una vera cultura di conoscenza reciproca siano le basi del lavoro che la Regione Piemonte ha messo in campo in materia di immigrazione e cooperazione decentrata. La cooperazione internazionale piemontese ha potenziato in questi ultimi anni la sua progettualità  in Burkina Faso, Senegal, arrivando anche nella Costa d'Avorio ottenendo finanziamenti, anche dal Ministero degli Interni, che sono stati utilizzati per progetti volti alla formazione dei giovani nei loro Paesi con la creazione di opportunità  lavorative alternative all'intraprendere migrazioni forzate dall'esito spesso tragico.

 

Una preoccupazione che l'assessora Cerutti ha potuto toccare con mano durante il suo ultimo viaggio in Senegal per monitorare lo stato dei progetti attivi. Nei diversi incontri tutti gli amministratori locali le hanno ribadito che non vogliono che i propri giovani partano, ma che hanno bisogno di costruire insieme a noi l'offerta di alternative.