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Emilio Ciarlo: €œL'Italia è di ritorno nell'arena della cooperazione internazionale€

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Si è conclusa ieri a Bruxelles l'undicesima edizione delle Giornate europee per lo sviluppo (EDD), il pi๠importante forum dell'UE sulla cooperazione e lo sviluppo globale.

L'Italia si presenta con una delegazione guidata dal viceministro degli Esteri, Mario Giro, e la direttrice dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, Laura Frigenti. Con quali ambizioni? Risponde Emilio Ciarlo, responsabile delle Relazioni Esterne e della Comunicazione dell'Aics.

 

 

L'Italia è di ritorno alle Giornate europee per lo sviluppo. Con quali ambizioni?

E' la prima volta dalla nascita dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che ci presentiamo ad un evento di rilievo internazionale cosଠimportante. Gli EDD sono l'occasione giusta per farlo, assieme ad altri attori della cooperazione europea allo sviluppo. Ma la nostra presenza non vuole essere soltanto simbolica, a Bruxelles abbiamo l'obiettivo di portare al tavolo delle discussioni e dei dibattiti che si terranno i temi che riteniamo prioritari.

 

 

Ovvero?

La cooperazione italiana fa tante cose in tanti parti del mondo, ma come ha ricordato pi๠volte la nostra direttrice, Laura Frigenti, per un'agenzia come la nostra è opportuno concentrare gli sforzi per consentire all'Italia, un attore di medio livello, di dare un valore aggiunto significativo nel mondo della cooperazione internazionale ed essere pi๠efficace. Da tempo parliamo di cultura, business inclusivo - i due temi che portiamo agli EDD - migrazioni sostenibili e sicurezza alimentare. Quest'ultima è da sempre un'eccellenza italiana, vuoi per la presenza di FAO, Ifad e WFP a Roma, vuoi per la grande esperienza e tradizione delle nostre cooperative come della nostra industria agroalimentare.

Le migrazioni sono un orizzonte nuovo, rispetto al quale è il Paese che obiettivamente ha assunto un ruolo di leadership nel dibattito come nell'azione. Per quanto riguarda invece la cultura, abbiamo deciso di sostenere la nuova strategia presentata un anno fa dalla Commissione europea e dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, che pone la cultura al centro delle relazioni internazionali dell'UE. Sappiamo che sia lei che Stefano Manservisi, alla guida della direzione generale sviluppo della Commissione, spingono molto in questo senso. Si tratta quindi di un'opportunità  che la nostra cooperazione non puಠfarsi sfuggire. L'Italia ha sicuramente un grande contributo da dare e siamo convinti che esiste un legame molto forte tra cultura e creatività , stabilità  politica, identità  e sviluppo. In fondo, €œla cultura è sviluppo€.

Non a caso, il nostro stand agli EDD si intitola "la bellezza che risveglia", racconta il potere positivo della cultura nello sviluppo di un popolo.

 

 

Che seguito intendete dare su questo fronte?

Gli EDD sono il punto di partenza di un percorso che ci dovrebbe portare ad un Summit internazionale nel 2018 in cui l'Italia vorrebbe assumere la leadership nel ridefinire la centralità  del rapporto tra cultura e cooperazione allo sviluppo. Il ruolo dell'immaterialità  per lo sviluppo di un popolo è molto importante, ben pi๠di quanto si possa immaginare. Quando un bene culturale dal valore inestimabile come Palmira viene distrutto, è la memoria collettiva dei siriani che viene minacciata. Distruggendo la memoria di un popolo, si distrugge la sua identità , rendendolo di conseguenza pi๠fragile.

Ecco perché l'Italia è impegnata a tutelare e valorizzare beni culturali minacciati nelle zone di guerra grazie a operazioni di mappatura dei siti pi๠a rischio attraverso i satelliti garantendo la possibilità  di ricostruirli se distrutti. Penso a esperienze come quella del Museo nazionale di Beirut, che ai tempi della guerra civile libanese si trovava sulla linea verde con i cecchini che dalle sue sale, ricche di tesori, sparavano da una parte all'altra della città , nel corso di una terribile guerra civile. In questo caso, siamo riusciti a ricostruire un intero piano del Museo e a tornare a donare ai libanesi gli splendidi sarcofaghi antichi insieme a tante opere d'arte e memorie che in un paese come il Libano, diviso tra tante confessioni religiose e comunità , rappresentano un elemento di unità  e di stabilizzazione di un popolo, condizione sine qua non per lo sviluppo.

Ma il ruolo della cultura non si limita soltanto a questo. E' un settore che crea lavoro, alimenta l'economia e che ci vede impegnati non soltanto in settori tradizionali, come l'artigianato o la tutela dei beni culturali, ma anche in campi nuovi come quello delle industrie creative - dal fashion al cinema - passando per i media e l'informazione. In tutte queste aree, vogliamo essere protagonisti assieme all'Unione Europea.

 

 

Il fallimento del G7 di Taormina e il successivo annuncio di Trump di ritirare gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sul clima segnano una svolta nel mondo della cooperazione internazionale allo sviluppo. Che ruolo puಠgiocare la nostra cooperazione nell'era che si sta aprendo?

Gli esiti del G7 non sono stati quelli che speravamo, ma non per colpa dell'Italia. Non bisogna rassegnarci. Il vuoto che rischia di venirsi a creare va colmato. Di sicuro, l'Agenzia non si tirerà  indietro e risponderemo presente con le forze che potremo mettere in campo. La visibilità  e la disseminazione delle proposte tecniche della cooperazione italiana nell'arena internazionale saranno del resto una sfida molto importante per l'Agenzia. In autunno siamo stati incaricati di organizzare a Firenze l'appuntamento del Food Security Working Group, si tratta di concludere il lavoro di raccolta dati e accountability sugli impegni pregressi assunti nel campo della sicurezza alimentare dai sette partner. Forse si potrebbe cogliere l'occasione di organizzare un side event, un forum di riflessione allargato, di respiro internazionale e con il coinvolgimento della società  civile, che riporti al centro i temi dello sviluppo, portando avanti quello che l'Italia aveva iniziato a fare a Taormina in un contesto non molto favorevole.

 

Fonte: vita.it